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La Donna iraniana

- categoria Cultura

   

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LA DONNA IRANIANA

 

L’Iran dal 1979 è una Repubblica Islamica dove vige l’obbligo per le donne di indossare in pubblico il “velo” l’hjab, sia che essa sia iraniana che straniera ospite nel territorio iraniano; ciò agli occhi degli occidentali appare come una violazione dei diritti della donna e un simbolo di sottomissione all’uomo.

 

Innanzitutto l’abbigliamento “islamico” non si limita alla sfera femminile, ma vi sono delle regole anche nell’ambito maschile; e le interpretazioni dello stesso hjab sono più variegate di quello che si può immaginare: si passa dallo spolverino e foular indossato sul capo, ad abiti più lunghi (il “chador”) lunga stoffa che avvolge l’intera figura.

 

Girando l’Iran si notano delle enormi differenze nell’abbigliamento femminile da città a città, dal quartiere, per fascie di età e di estrazione sociale. L’hjab non è indossato perchè è un abito tradizionale, ma perché la fede religiosa è molto sentita e praticata. E’ stato introdotto per creare uguaglianza tra i diversi ceti sociali e per “esaltare la singola interiorità”.

 

SOTTO L’HJAB DELLE DONNE IRANIANE
NON SEMPRE L’ABITO FA LA MONACA

 

Quest’obbligo comunque non ha relegato la donna ad un ruolo marginale, ad un’ombra che gira per le strade. La donna iraniana è riuscita ad imporsi comunque, ricoprendo ruoli-chiave nella Società.

Infatti le donne hanno accesso alla professione di avvocato, di sindaco, di deputato, di ministro e sono nomi importanti nel campo della Ricerca, della Medicina e dell’Architettura.

 

Alcuni dati:

  • hanno diritto all’eredità da oltre 1300 anni (fino a poco tempo fa in alcune zone dell’Alto Adige vigeva la “legge del maso chiuso”: unico erede il primogenito maschio).
  • già dal 1906 esisteva un’associazione femminile.
  • dal 1920 hanno diritto al voto.(in Svizzera dagli anni ‘60).
  • attualmente il 70% degli studenti universitari sono donne.
  • occupano il 50% dei posti di lavoro.

 

 

Sono donne:

  • il Vice presidente della Republica Islamica Iraniana (periodo Khatami) e tre Ministri (periodo Ahmadinejad);
  • Il preside dell’università di Tehran (la più importante in Iran);
  • la vincitrice del Premio Nobel per la pace 2003 (Shirine Ebadi);
  • il primo premio al Festival di Cannes 2002 come giovane regista;
  • il primo premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2003;
  • la candidata all’Oscar 2003 come miglior attrice femmiline (Sciohre Aghdashlu);
  • Vincitrice premio per l’invenzione al Salone per le Invenzione di Ginevra nel 2013  (Mrs. Zahra Alizadeh Sani)

Altre curiosità:

le donne hanno il diritto di chiedere prima del matrimonio tutti i beni che desiderano avere dal marito (dal giorno del matrimonio dovranno chiedere tutto quello elencato). Vengono fatti due tipi di contratti matrimoniali: nel primo il marito è obbligato a soddisfare tutte le richieste; nel secondo invece tutto quello che riesce a dare tenendo conto del patrimonio a sua disposizione.

Le donne possono fare tutti i lavori che fanno gli uomini a parte quelli notturni (a meno che loro stesse acconsentano). Inoltre non possono lavorare come cameriere, dato che la loro posizione è importante in famiglia e non possono avere degli ordini dagli estranei…

 

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Nemmeno la femminilità è stata “repressa”: sotto quei veli, ormai divenuti degli ornamenti, escono “studiati” ciuffi ribelli che sottolineano la già elegante bellezza di questo popolo, spolverini eleganti che fanno trasparire la tonicità e l’armoniosità del corpo.

 

Sempre e comunque, in qualunque luogo si trovino e qualunque abito indossino, l’importante è che non manchi il rispetto verso loro e che non siano coperte con il velo dell’ignoranza.

 

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